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giovedì 29 aprile 2010

ADOZIONI E RAZZISMO



Basta alle coppie che al momento dell’adozione richiedono bambini indicando preferenze di etnia o di pelle. Il severo “No” arriva dalla procura della Cassazione, sollecitata da un esposto dell’associazione Amici dei bambini. Il parere è stato espresso innanzi alle Sezioni Unite che dovranno prendere al più presto una decisione in materia. Ma in un Paese come l’Italia che adotta sempre più bambini stranieri - in media 4mila all’anno- questa decisione rischia di gettare i genitori in lista d’attesa nel panico.
Il casus belli arriva da Catania. Qui il Tribunale aveva accettato l’istanza di una coppia che aveva sì dato «la massima disponibilità all'accoglienza fino a due bambini, di età non superiore ai 5 anni senza distinzione di sesso e religione» ma si era dichiarata «non disponibile ad accogliere bambini di pelle scura o diversa da quella tipica europea o in condizione di ritardo evolutivo». È a questo punto che Amici dei Bambini ha posto il suo veto morale. Secondo l’AiBi, che dal 1986 si dedica all’universo delle famiglie affidatarie e ai diritti dei bambini, consentire alle coppie di scegliere il colore della pelle dei bambini viola numerose convenzioni internazionali e il principio di uguaglianza stabilito dalla nostra Costituzione.
Nell’anno appena trascorso sono stati adottati complessivamente 3.964 minori stranieri. Le coppie adottanti sono 3.082. L’Italia si conferma dunque leader sul piano internazionale, seconda soltanto agli USA. Lo dice il rapporto annuale della Cai, Commissione per le adozioni internazionali. Se ne contano circa 4mila all’anno, che però non soddisfano tutte le domande. Il luogo di origine delle adozioni è per il 60% un Paese straniero. Il principale Stato è la Federazione Russa, con 704 adozioni nel 2009, seguita da Ucraina (540), Colombia (444), Etiopia (346) e Brasile (329). In crescita le adozioni al centro-nord, ma i maggiori incrementi sono nel Meridione, in particolare in Calabria, Puglia e Campania. Il 2009, inoltre, ha visto per la prima volta l’ingresso di 23 minori provenienti dalla Cina.
Dall’analisi degli ultimi dieci anni, la regione con il maggior numero di coppie adottanti è la Lombardia, con 4.664 coniugi di età compresa fra i 30 e i 59 anni. Segue il Veneto a quota 2.459 e la Toscana con 2.065. Seguono il Lazio con 1947 coppie e la Campania, in cima alle regioni meridionali con 1.416. I valori dell’ultimo anno, tuttavia, rilevano un aumento notevole delle adozioni al Sud. Qui si è passati complessivamente da 784 coppie adottanti del 2008 a 868 nel 2009.
Per ognuno di questi bambini l’Italia stipula e rinnova periodicamente accordi internazionali che tutelino i minori e i futuri genitori. Per l'Aibi «la dichiarazione “mercantile” delle coppie , come quella catanese, avallata dalla decisione del tribunale, contrasta con il principio del miglior interesse del minore e rivela semplicemente una mancanza di requisiti necessari negli aspiranti genitori».
La procura della Cassazione, con il parere emesso ieri, ha accolto la tesi dell’AiBi, sostenendo che le coppie che chiedono i bambini non possono non dirsi disponibili ad accogliere quelli di pelle nera o comunque di etnia non europea. Il procuratore generale Aurelio Golia ha parlato davanti alle sezioni unite civili della Suprema Corte, che si dovranno pronunciare in merito al più presto.
Il caso di Catania è emblematico di una prassi che si ripete quotidianamente nei tribunali italiani. Le conferme arrivano da più parti. Lo ricorda, ad esempio, Linda Marmetto, segretaria di Cifa onlus, segnalando la dichiarazione di una madre o aspirante tale, che ha dichiarato: «La pelle scura è un handicap per il bambino. Quando esce da scuola e la gente fa domande io non so cosa rispondere. Non per me, ma per lui. Meglio zoppo che nero. Cerchiamo di non andarcela a cercare, così sarebbe un problema in meno». Nella loro relazione che accompagnava il decreto di adozione della coppia, i tecnici riferiscono che la coppia sostiene di non sentirsi in grado di mediare l’integrazione di un bambino di colore. «Abbiamo spiegato che quella loro condizione era un problema innanzitutto di principi etici del nostro ente, perché noi riteniamo che adozione significhi accoglienza di qualsiasi diversità, che sia razziale piuttosto che culturale o di etnia», ha detto Marmetto. «Poi li abbiamo avvertiti che un'autorità straniera che ricevesse una relazione di questo tipo non accoglierebbe bene la loro richiesta, che perciò rischiava di non andare a buon fine. Abbiamo quindi rifiutato l'incarico. Se non riesci ad accettare il fatto che un'adozione significa accogliere la diversità, non puoi e non devi adottare».
La questione razziale incombe pesantemente sui tribunali competenti. E se la sentenza prossima delle Sezioni Unite non potranno comunque annullare la “patente” di genitori adottivi della coppia di Catania, forse riusciranno a stabilire un indirizzo certo ai giudici che si troveranno in dubbio, d’ora in poi, se accogliere o meno richieste di adozioni subordinate ad indicazioni razziali.

Pubblicato in parte quasi integrale su Libero del 29.04.2010

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